Integratore minerale liquido di Ferro e Microelementi per acquari di piante
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PhytaGen M2 è un integratore minerale per acquari a base di Ferro ed oligoelementi (microelementi).
Fornisce all’ecosistema acquatico tutti ed unicamente gli oligoelementi indispensabili o utili per il benessere e la crescita degli organismi vegetali ospitati in vasca.
In particolare Ferro, Manganese, Boro, Zinco, Rame, Molibdeno vengono forniti nelle forme e nei rapporti ottimali.
PhytaGen M2 NON contiene elementi inutili e/o dannosi quali Vanadio, Litio, Rubidio, Cobalto, Stagno, Nichel etc.
L’uso di PhytaGen M2 è raccomandabile nella coltivazione di piante acquatiche particolarmente esigenti e sensibili alla carenza ed agli squilibri di oligoelementi essenziali in acquari ad alto metabolismo vegetale (acquari caratterizzati da una abbondante diffusione di CO2, forte illuminazione e, conseguente, grande abbondanza di piante in rapida crescita).
PhytaGen M2 rimane stabile al 100% da un valore di pH=4,0 fino ad un valore di pH=7.0
Con PhytaGen M2 il Ferro è fornito legato a vari chelanti sintetici amminocarbossilici che ne assicurano stabilità e rilascio prolungato, garantendone disponibilità costante in acqua per diversi giorni.
Le sostanze presenti inoltre partecipano attivamente alla graduale riduzione del Ferro da trivalente a bivalente in maniera proporzionale all’irraggiamento luminoso; assicurando così alle piante una fornitura costante di quantità adeguate di Ferro ridotto facilmente assimilabile.
Anche tutti gli altri oligoelementi presenti sono forniti sotto varie forme, al fine di garantire la migliore biodisponobilità, un corretto utilizzo da parte dei vegetali ed una presenza bilanciata e protratta nel tempo.
L’alto grado di chelazione con cui sono protetti gli elementi fa si che PhytaGen M2:
• Conservi intatta la sua struttura (senza subire modifiche o precipitazioni) da pH=4,0 fino a pH 7,0 (in acqua correttamente ricostruita con PhytaGen S1 Planta).
• Non risenta di interazioni con altre sostanze (ad es. Fosfati) che possono causare reazioni indesiderate e sintesi di composti insolubili.
• Sia, ai normali dosaggi, assolutamente innoquo per gli invertebrati eventualmente presenti in vasca.
Composizione:
PhytaGen M2 contiene:
Ferro: 2,5 mg/ml (2,5 grammi/litro),
nonchè Manganese, Zinco, Rame, Boro e Molibdeno in rapporto bilanciato ad esso.
Ferro, Manganese, Zinco e Rame sono chelati con EDDHSA, DTPA ed EDTA.
Campo di utilizzo:
PhytaGen M2 è stato sviluppato per venire utilizzato e dare i migliori risultati nelle condizioni ambientali ritenute tipiche ed ideali per un acquario in cui si desidera mantenere una forte componente vegetale in rapida crescita (MV medio-alto; vedi dettagli nella scheda "dosaggio").
In particolare è stato progettato per lavorare al meglio in un ampio intervallo di pH (compreso tra 4,0 e 7,0 - consigliato: 6,3 - 6,8), un irraggiamento luminoso medio-alto ed un potenziale Redox di circa 350 mV (vasca pulita e ben tenuta).
Phytagen M2 in genere può essere dosato in una unica somministrazione settimanale; tale da portare/riportare la concentrazione del Ferro al valore target stabilito.
Nel dosaggio bisogna tenere conto del fatto che 1 ml di PhytaGen M2 in 10 litri di acqua incrementa il ferro di 0,25 mg/l.
Il mantenimento dei valori target stabiliti dovrebbe avvenire sulla base di misure effettuate mediante un comune test colorimetrico.
Qualora il consumo settimanale della vasca fosse superiore a circa 0,5 mg/l di Ferro, è consigliabile suddividere la singola somministrazione settimanale in 2 somministrazioni (intervallate da qualche giorno di distanza), in modo da non superare l'introduzione di circa 0,5 mg/l di Ferro nella singola somministrazione.
Questo può risultare utile ad evitare sbalzi di elementi che potrebbero promuovere lo sviluppo algale.
Scelta del valore target del Ferro
Il valore target per il Ferro è essenzialmente rappresentato dalla concentrazione di Ferro consumata dalla vasca in una settimana.
Cosa che varia in funzione della quantità di vegetali presenti in vasca e della loro velocità di crescita (influenzata dalla quantità di luce, CO2 ed altri nutrienti).
In seguito, riassumeremo questo parametro con il termine "Metabolismo vegetale" (abbreviato in MV) e semplificeremo, distinguendo tra:
• MV alto: alto consumo di nutrienti; dovuto alla presenza di una grande quantita' di piante in rapida crescita.
• MV medio: consumo medio di nutrienti; dovuto ad una discreta presenza di piante e/o ad una loro crescita mediamente rapida
• MV basso: consumo basso di nutrienti; dovuto alla presenza di un moderato numero di piante e/o ad una loro crescita moderata.
Rimanendo ovviamente possibili tutte le gradazioni intermedie.
In funzione del Metabolismo Vegetale, Alxyon consiglia di iniziare utilizzando i seguenti valori target per il Ferro (sempre modificabili, in funzione del consumo della vasca):
• MV medio: 0.4 - 0.5 mg/l di ferro da PhytaGen M2 = circa 1.5 - 2 ml ogni 10 litri
• MV alto: 0.5 - 0.8 mg/l di ferro da PhytaGen M2 = circa 2 - 3.2 ml ogni 10 litri.
In questo caso, preferibilmente suddivisi in 2 singole somministrazioni settimanali da 1 - 1.6 ml ogni 10 litri.
Procedura di dosaggio
La corretta procedura di dosaggio settimanale e' la seguente:
• Misurare, prima del cambio d'acqua, la concentrazione di Ferro in acquario (in maniera da poter valutare il consumo settimanale).
• Dal valore di Ferro misurato e dal valore target voluto, calcolare (tramite il calcolatore online) la quantita' di PhytaGen M2 necessaria a riportarsi al predetto valore target.
• Effettuare il cambio d'acqua raccomandato (20-25% del totale).
• Riimmettere l'acqua cambiata e ricostruita con i sali PhytaGen S1 Planta o PhytaGen S2 Planta.
• Dopo avere atteso che i sali si siano completamente solubilizzati e che l'acqua sia tornata perfettamente limpida, misurare il pH ed attendere che scenda sotto 7.0 (IMPORTANTE!)
• Immettere in vasca la quantità di PhytaGen M2 precedentemente calcolata.
Una volta che la composizione della vasca e la velocita' di crescita dei vegetali si saranno assestati, si puó assumere con buona approssimazione che i consumi restino costanti e si puó dosare la quantitá giá nota senza dovere necessariamente misurare la concentrazione del Ferro (cosa comunque raccomandabile).
A titolo di esempio, in funzione della nostra esperienza, riportiamo i seguenti possibili consumi:
• MV medio: 0.40 mg/l di ferro da PhytaGen M2 a settimana
• MV alto: 0.6 mg/l di ferro da PhytaGen M2 a settimana
Basandosi sui dati di consumo suddetti, il dosaggio puo' anche essere stimato senza il bisogno di misurare il ferro;
Ma, come detto sopra, la raccomandazione di Alxyon è quella di seguire integralmente la procedura dettagliata sopra.
Ad esempio:
In generale, per un acquario con una discreta quantita' di piante in crescita mediamente rapida (MV medio) e' consigliabile dosare all'inizio della prima settimana 2 ml ogni 10 litri (20 ml x 100 litri) di acqua dell'acquario (questa dose incrementa il ferro di 0.5 mg/l).
Dalle settimane successive, il dosaggio dipendera' dal consumo della vasca e verra' effettuato nella misura necessaria a riportare la concentrazione del ferro a 0.5 mg/l.
Al fine di ottenere i migliori risultati è molto importante utilizzare PhytaGen M2 partendo da un'acqua con una composizione chimica ottimale in relazione a macro e meso-elementi; come quella ottenuta reintegrando l'acqua demineralizzata (da osmosi o resine) attraverso il mix di sali PhytaGen S1 Planta e gli integratori PhytaGen N1 e PhytaGen P1.
Gli Oligoelementi (anche detti Microelementi o Elementi Traccia) fanno parte della serie di elementi minerali indispensabili alla vita delle piante.
Le piante ne necessitano quantità più basse rispetto ai cosiddetti Macroelementi (Potassio, Azoto, Fosforo), ma non per questo la loro importanza è minore rispetto a questi ultimi.
Anzi, problemi con i vegetali acquatici avvengono negli impianti di coltivazione (quali anche gli acquari casalinghi) prevalentemente a causa di squilibri nutrizionali relativi agli oligoelementi.
Questo per via della particolare chimica in acqua di alcuni di loro, della facilità a reagire con diverse sostanze che ne impedisce l’assorbimento da parte dei vegetali e della loro tendenza a modificare lo stato chimico-fisico fino a diventare insolubili ed a precipitare.
Oligoelementi essenziali e loro ruolo in fisiologia vegetale
Gli oligoelementi attualmente considerati indispensabili e le loro funzioni nella biologia dei vegetali possono essere esplicate come segue:
• Ferro: Sintesi della clorofilla, delle proteine, riduzione dei Nitrati, funzionamento enzimatico.
• Manganese: Fotosintesi e sintesi delle proteine, funzionamento enzimatico
• Boro: Trasporto degli zuccheri e corretta attività degli apici vegetativi e di quelli radicali.
• Zinco: sintesi ormonale (auxine), respirazione, assorbimento Fosforo, metabolismo Azoto.
• Rame: Formazione carboidrati, fotosintesi (costituente cloroplasti), funzionamento enzimatico.
• Molibdeno: Funzionamento degli enzimi necessari alla riduzione dei Nitrati, formazione amminoacidi.
Pochi altri oligoelementi rivestono una qualche importanza per determinate piante e/o in determinate situazioni.
Questi sono:
• Nichel; Cobalto; Silicio;
Senza entrare nel merito dei singoli in questo ambito, va rimarcato che la loro utilità per le piante acquatiche normalmente coltivate è fondamentalmente nulla.
Viceversa alcuni di loro possono dar luogo a dei problemi.
Ad esempio:
• Il Cobalto è un oligoelemento indispensabile per i dannosissimi Cianobatteri e la sua presenza non voluta può essere alla base di un proliferare di questi ultimi
• Il Silicio è un oligoelemento indispensabile per le Diatomee (alghe silicee) e la sua presenza non voluta può essere alla base di un proliferare di queste fastidiose alghe.
Sintomi da squilibrio degli oligoelementi
I problemi relativi agli oligoelementi si manifestano prevalentemente sulle foglie giovani con una serie di sintomi spesso molto pronunciati.
Le piante possono presentare foglie pallide, scolorite soprattutto tra le venature (clorosi intervenale), sottili fino a diventare trasparenti e morire; foglie apicali di ridotte dimensioni e con vari problemi alla lamina fogliare, che possono quindi apparire strette ed appuntite e/o presentare varie distorsioni fino ad apparire accartocciate; foglie apicali di ridotte dimensioni (anche molto piccole); internodi molto accorciati fino a far sembrare che gli ultimi verticilli di foglie apicali si dipartano dallo stesso punto.
In tutti i casi è presente crescita rallentata e stentata.
Quanto detto, in maniera leggermente più dettagliata per ogni singolo elemento, si può riassumere come segue:
• Ferro:
Problemi agli apici vegetativi con foglie pallide e scolorite ma di solito di dimensioni circa normali.
Mai presente alcuna distorsione.
• Manganese:
Problemi agli apici vegetativi con foglie scolorite; molto simile alla carenza di Ferro.
Spesso le foglie appaiono di un tipico colore cangiante cambiando l’angolo di osservazione da perpendicolare a tangente la lamina fogliare.
• Boro:
Problemi agli apici vegetativi con foglie pallide, piccole e contorte con problemi più evidenti a partire dalle punte (necrosi); internodi accorciati.
Radici stentate.
• Zinco:
Problemi agli apici vegetativi con foglie pallide (clorosi intervenale), piccole e soprattutto strette.
Problemi alla lamina fogliare soprattutto ai bordi laterali.
Internodi molto accorciati.
Le foglie possono essere distorte.
• Rame:
Problemi agli apici vegetativi con foglie con leggera clorosi e leggermente più piccole.
La lunghezza internodale non è generalmente impattata.
Spesso le foglie soffrono di malformazioni gravi della lamina fogliare.
• Molibdeno:
Problemi prevalentemente alle parti mature della pianta.
I sintomi si presentano molto simili alla carenza di Azoto.
La carenza di Molibdeno infatti impedisce la riduzione dei Nitrati e conseguentemente l’ assorbimento dell’Azoto quando questo viene fornito sottoforma di Nitrato.
Talvolta sono possibili malformazioni fogliari.
Quanto detto sopra comunque riveste soltanto carattere generale, visto che non tutte le piante reagiscono allo stesso modo e con la stessa intensità a squilibri nutrizionali causati dagli oligoelementi.
Questo impedisce quindi l’essere più precisi, poichè bisognerebbe dettagliare i sintomi per ogni singola specie di pianta.
Genesi di PhytaGen M2
Questa formula rappresenta il punto di arrivo di circa 15 anni di studi relativi a:
• Le necessità nutrizionali relative a Ferro e microelementi degli organismi vegetali acquatici.
• La chimica in acqua degli elementi e dei composti coinvolti.
La nostra ricerca della formulazione ideale si può considerare divisa in due fasi distinte e consequenziali:
1 - Analisi negli/degli habitat naturali
Nella fase iniziale abbiamo innanzitutto costruito i nostri riferimenti, basandoci (oltre che sulla revisione della scarsa letteratura scientifica disponibile) su molteplici analisi effettuate in svariati biotopi naturali in Europa, Asia ed America, tramite l’uso della strumentazione più moderna ed accurata, quali spettrofotometri e spettrometri di massa a raggi X (EDX).
Queste analisi, effettuate sia sulle piante che sull’acqua dei biotopi selezionati, hanno permesso:
a) La valutazione della composizione minerale di molte delle più note specie di piante da acquario provenienti direttamente dal loro habitat naturale, a fronte del loro stato di salute visibile;
b) La valutazione del bilanciamento minerale delle acque di provenienza, a fronte dello stato di salute visibile dell’ecosistema e dei vegetali presenti.
La successiva analisi statistica dei dati accumulati, con analisi della varianza (ANOVA) e della correlazione tra i dati relativi alle piante e quelli relativi alle acque di appartenenza, ha permesso di estrapolare una composizione media ottimale valida per circa tutte le specie vegetali attualmente conosciute in aquariofilia ed il corrispondente bilanciamento ionico ideale per l’acqua di coltura.
Dati importanti questi da cui partire e con cui confrontarsi nella fase successiva.
2 - Analisi in coltura
Partendo dai riferimenti ottenuti nella prima fase di analisi dei parametri ideali negli habitat naturali, si è quindi proseguito con la seconda fase di studio e prove volti all’ottenimento ed al mantenimento dei suddetti parametri ideali in un ambiente artificiale e chiuso (i nostri impianti di coltivazione in idroponia, sommersione e micropropagazione).
Tutte le relative attività di formulazione e testing sono state guidate da simulazioni computerizzate effettuate tramite i più affidabili software di speciazione chimica (Geochem, Minteq etc.).
Questo ha permesso di valutare la composizione delle soluzioni nutritive in funzione non semplicemente delle concentrazioni degli elementi di interesse (spesso fuorvianti in questi ambiti), ma anche e soprattutto in funzione della loro “Attività Ionica Libera” (Free Ion Activity)1.
Le formulazioni così progettate sono quindi state provate nei più svariati scenari2 nei nostri impianti di coltivazione.
I risultati ottenuti sono infine stati valutati e verificati sia visivamente che ancora tramite analisi delle acque e dei tessuti vegetali come già descritto per la prima fase, comparandoli ai nostri riferimenti.
Il prodotto di questo lavoro è un integratore di microelementi che garantisce appieno le necessità nutrizionali dei vegetali acquatici e permette la perfetta crescita anche delle specie più esigenti nelle condizioni evidenziate nelle direzioni d’uso
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L’unità di misura utilizzata per quantificare la presenza in acqua delle specie chimiche è normalmente la concentrazione (generalmente espressa in milligrammi su litro => mg/l).
In particolari circostanze però questo parametro si rivela meno accurato ed utile del previsto.
Questo avviene quando, per via di particolari sostanze disciolte, le interazioni tra le specie chimiche presenti non sono più trascurabili e, per via di queste interazioni, una certa percentuale di queste si ritrova “bloccata” ed impossibilitata a svolgere i suoi normali ruoli chimico-biologici.
Questo succede ad esempio quando in acqua sono disciolte sostante cosiddette “chelanti” o “complessanti”; caso tipico con gli integratori di Ferro e/o Microelementi.
In queste situazioni, piuttosto che considerare la Concentrazione, è necessario fare riferimento alla cosiddetta: “Attività Ionica Libera" (Free Ion Activity).
Questa esprime la quota parte della concentrazione della specie chimica in esame che non si trova legata ad altri composti ed è quindi libera di prendere parte alle reazioni chimico-fisiche di nostro interesse e disponibile a venire assorbita dalle piante.
In casi estremi i chelanti possono tenere così saldamente legati a se l’elemento in questione, da renderlo indisponibile per le piante.
In questa situazione l’attività Ionica Libera può essere estremamante bassa e le piante andare in carenza, nonostante la conoscenza della sola concentrazione ci farebbe pensare che questo oligoelemento sia presente in quantità adeguata.
L’Attività Ionica Libera cambia in funzione della concentrazione di oligoelementi, della concentrazione di chelanti e complessanti e della loro tipologia.
Questo parametro non può essere direttamente misurato, ma può essere stimato tramite calcoli complessi, previa conoscenza di tutti i dati di cui sopra e generalmente effettuabili unicamente dal computer tramite l’uso di particolari software.
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È da evidenziare come diversi parametri ambientali giochino un ruolo fondamentale nella stabilità in acqua dei composti e delle specie chimiche interessate.
Con prevalenza di pH, irraggiamento luminoso e potenziale Redox.
Le analisi effettuate quindi sono state estese al variare dei più importanti fattori ambientali e conseguentemente la formulazione di PhytaGen M2 è stata effettuata tenendo conto non solo delle esigenze delle piante acquatiche, ma anche delle tipologie di acquari oggigiorno prevalenti tra gli appassionati.
Quale è la concentrazione ottimale di Ferro o altri oligoelementi in acquario.
Questa domanda non può avere una risposta univoca.
Come spiegato parlando di Attività Ionica Libera, la concentrazione spesso non è il parametro migliore per descrivere la quantità di un oligoelemento in acqua e la sua utilità biologica.
In particolare lo è scarsamente quando si parla di oligoelementi chelati.
In questo caso, come visto, la concentrazione ha ben poco senso se non accompagnata dalla relativa Attività Ionica Libera.
Quanto già spiegato relativamente quest’ ultima ci fa anche comprendere come non sia possibile paragonare degli interatori di oligoelementi basandosi semplicemente sulla concentrazione di questi ultimi, ma vada considerata invece l’Attività Ionica Libera.
Cosa purtroppo infattibile per un semplice appassionato.
Come può orientarsi dunque quest’ ultimo nel dosaggio?
Bisogna basarsi innanzitutto sulle indicazioni del produttore.
La tipologia del prodotto e la sua descrizione possono ovviamente darci dei suggerimenti validi.
Se si tratta di un integratore di oligoelementi chelati con chelanti sintetici (generalmente piuttosto forti) dovremo salire sensibilmente di dosaggio rispetto ad integratori in cui gli oligoelementi sono chelati (o semplicemente complessati) con chelanti naturali molto più blandi.
In questi casi la differenza nelle concentrazioni degli elementi nutritivi in acqua servirà a fare si che le Attività Ioniche Libere siano paragonabili.
Così, un dosaggio di Ferro in concentrazione di 0,1 mg/l di un integratore con Ferro chelato da composti naturali deboli (amminoacidi, acido gluconico etc.) avrà sulle piante un effetto pari ad un dosaggio più alto (p. es. 0,5 mg/l) di Ferro chelato con chelanti sintetici più forti.
Con la differenza generalmente che in questo ultimo caso, essendo il Ferro presente in quantità maggiore, rimarrà presente per un periodo maggiore in acqua.
In base a quanto visto si capisce quindi che non è possibile dire in generale ed una volta per tutte quale dovrebbe essere una concentrazione di Ferro adeguata da mantenere in acqua.
In funzione delle tipologie di chelanti presenti e della loro quantità ci potrebbero essere situazioni in cui le piante mostrano carenza anche con concentrazioni di Ferro pari ad 1 mg/l.
Quando invece, all’opposto, possono mostrare segni di tossicità con concentrazioni di Ferro pari a 0,2 mg/l, se questo è somministrato in assenza di chelanti (per esempio come Solfato o Cloruro).
In generale, giusto per avere una idea, con gli integratori presenti attualmente sul mercato la concentrazione da tenere preferibilmente si aggira tra circa 0,2 e circa 1 mg/l.
Come detto, sempre in funzione della composizione del prodotto e dei suoi chelanti.
Utilizzare mix di prodotti diversi.
In funzione di tutto quanto detto, è facilmente intuibile come sia generalmente una pessima idea allontanarsi dalle indicazioni del produttore e mischiare prodotti diversi, benchè analoghi.
In particolare se prodotti di aziende diverse (ad esempio un integratore di Ferro di una azienda con uno di altri oligoelementi di un’altra azienda).
Mischiare questi prodotti infatti significa inevitabilmente alterare i rapporti tra elementi nutritivi e chelanti, nonchè con ogni probabilità le tipologie di questi ultimi.
E questo, come visto, altera le attività Ioniche Libere dei vari oligoelementi e modifica profondamente le caratteristiche dei prodotti di partenza (in funzione delle quali questi prodotti sono stati progettati).
L’impatto che il prodotto finale avrà sui vegetali acquatici diventa quindi assolutamente imprevedibile.
Il consiglio è quindi sempre quello di affidarsi ad un unico produttore e seguire alla lettera il protocollo nutrizionale proposto da questo.
Chelato o non chelato.
Spesso viene domandato se sia preferibile utilizzare integratori di oligoelementi chelati oppure non chelati (liberi o blandamente complessati con varie molecole naturali).
In generale la soluzione ideale sarebbe quella di ricreare quello che avviene in natura, con una somministrazione costante di piccolissime quantità di oligoelementi complessati con sostanze organiche naturali; idealmente introdotti in vasca tramite l’uso di pompe dosatrici.
In mancanza di soluzioni tecnologiche come le pompe dosatrici però il dosaggio di oligoelementi liberi o blandamente complessati risulta purtroppo più difficoltoso in quanto, come detto, questi composti, una volta introdotti in acqua, resistono poco nella forma chimica di partenza.
In particolar modo il Ferro, se non adeguatamente protetto con chelanti piuttosto forti, dà rapidamente luogo a composti insolubili che lo rendono indisponibile e lo fanno precipitare.
Inutile e pericoloso sarebbe introdurre quantità maggiori, considerando anche la tossicità di molti di questi elementi allo stato libero.
In questi casi si cerca di ovviare dosando manualmente piccole quantità di questi elementi molto spesso; generalmente giornalmente; idealmente anche più volte al giorno.
Si possono ottenere degli ottimi risultati, ma è generalmente un caso sub-ottimo rispetto alla somministrazione con pompe dosatrici.
In ogni caso, come è facile immaginare, questo è un metodo che obbliga l’appassionato ad un notevole sforzo.
Di contro, una strategia molto più semplice da seguire è quella di somministrare questi elementi tramite formulazioni chelate che permettano di introdurre quantità più alte di elementi adeguatamente protetti dal chelante da dannosi fenomeni di ossidazione, precipitazione etc.
I chelanti però sono in generale delle sostanze “capricciose”, che risentono molto di vari parametri ambientali (abbiamo già detto del pH, dell’ irraggiamento e del potenziale Redox).
In questa tipologia di prodotti la minimizzazione dei rischi e la massimizzazione dei vantaggi sono estremamente dipendenti dalla capacità di formulazione del produttore.
Con i giusti presupposti e nelle corrette situazioni ambientali allora la somministrazione di elementi chelati è molto vantaggiosa.
La maggiore quantità somministrata e la forma chelata permettono all’ appassionato di rilassarsi effettuando un dosaggio settimanale (o addirittura bi-mensile) ed alle piante di godere della presenza costante in acqua degli elementi a loro indispensabili.
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